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Vocazione, passione e determinazione: la visita AIS alla cantina Cristo di Campobello

La visita di fine corso di qualificazione professionale per Sommelier di primo livello di Agrigento.

Il vocabolario Treccani indica sotto il termine vocazione, dal latino vocatio “chiamata, invito”,
come inclinazione naturale ad adottare e seguire un modo o una condizione di vita, a esercitare
un’arte, una professione, a intraprendere lo studio di una disciplina.
Quando si arriva presso la cantina della famiglia Bonetta, sita in contrada Cristo a Campobello di
Licata, a pochi km da Agrigento, si avverte precisamente questa inclinazione naturale di un
luogo di rara bellezza e vocato all’eccellenza, che trasmette agli uomini una passione e una
determinazione nel prendersi cura del loro territorio, delle loro vigne e dei frutti del loro lavoro.
Carmelo Bonetta e la sua famiglia hanno accolto appunto con passione e determinazione,
questo invito che la terra della contrada Cristo gli ha rivolto, omaggiandola con riverente fervore,
tanto da denominare l’azienda proprio col nome della contrada in cui è sita e con la collocazione
geografica del luogo, ovvero il paese di Campobello di Licata.
Un attaccamento viscerale al territorio, che si respira nelle parole del patron della cantina, nostro
anfitrione durante la visita dei corsisti di primo livello della delegazione Ais Agrigento Caltanissetta di sabato 22 aprile.
A protezione del Baglio e ai suoi piedi, tra i campi di grano di sulla e margherite che ci sconvolge
per i colori e i profumi in un caldo sabato primaverile, si erge quel Cristo ligneo a cui deve il suo
nome la cantina. Meta di pellegrinaggi e processioni di fedeli, la sacralità e affezione dei
campobellesi per questa icona è evidente: dal segno della croce abbozzato tra una marcia e
un’altra degli automobilisti che rallentano transitando per la contrada, fino ai racconti di Carmelo
e dei suoi figli che celebrano ogni 3 di maggio insieme alla comunità religiosa il Cristo di
Campobello. Ogni anno una simbolica processione parte dal baglio fino all’edicola religiosa e
ritorno, e si conclude con un momento di ristoro per i fedeli con un calice dei vini della cantina.
Con la primavera questo rito sancisce l’inizio del ciclo di vita della vigna, che combacia col
periodo del pianto della vite, e come le vigne si riattivano anche gli uomini, dopo essersi affidati
al sacro, ritornano alla terra per iniziare un’altro anno che si concluderà formalmente con la
vendemmia. Questo appassionante periodo che inizia da fine luglio e che si conclude a
settembre, viene vissuto con intensità dalla famiglia Bonetta e i loro collaboratori, che fin dalle
prime luci dell’alba al confine con il buio della notte, raccolgono le uve e le portano in cantina. I
dolci pendii che circondano il baglio sono frastagliati da vigneti di uve autoctone, come Nero
D’Avola, e internazionali come Chardonnay e Syrah, che qui hanno trovato il loro habitat
naturale. La brezza marina proveniente dalle coste licatesi che lambiscono le colline circostanti, i
terreni calcareo argillosi di un bianco splendente ed un’escursione termica evidente tra il giorno
e la notte conferiscono alle uve quelle caratteristiche quali freschezza, sapidità e mineralità che
poi ritroveremo nel calice. I vini diventano testimoni della sicilianità delle loro origini anche dal
vestito che la famiglia Bonetta gli ha cucito addosso: non solo la collocazione geografica precisa,
data dal nome dell’azienda sull’etichetta, ma anche la trama merlettata che riveste il packaging
della linea CDC della cantina, ispirazione dei veli indossati dalle donne siciliane nell’antichità e
simbolo di tradizione e di un tessuto mitologico che ha origini secolari.
Dopo aver omaggiato il Cristo e ammirato le vigne che si perdono a vista d’occhio attorno il
baglio, scendiamo a sei metri di profondità nel cuore della cantina di Baglio del Cristo di
Campobello
. Qui le uve arrivano a seguito della vendemmia a temperature bassissime per
mantenerne l’integrità e vengono macerate in vasche d’acciaio miste a botti di legno. La cantina
è tecnologicamente avanzata e automatizzata e la prima cosa che salta all’occhio del visitatore è
l’estrema pulizia e organizzazione degli spazi, che si snodano tra le sale di macerazione e la
bottaia. In questo luogo sacro botti di primo, secondo e terzo passaggio sfiorano il soffitto della
cantina, uno spazio a temperatura controllata in cui affinano alcune delle pietre miliari
dell’azienda, quali il Nero d’Avola Lu Patri che qui riposa circa quattordici mesi in barriques di
rovere francese (Nevers, Tronçais, Allier).

La nostra visita prosegue quasi in punta di piedi, fino al caveau della cantina, dove annate
preziose di LuPatri, Lusirà o Laluci riposano sotto un velo di polvere, silenzioso testimone degli
anni che passano e preludio di future glorie e soddisfazioni. Il tempo diventa qui metro di
valutazione e attesa, desiderio e speranza.
Con orgoglio e determinazione, Carmelo Bonetta ci trasmette quanto sia importante la cura e
l’attenzione dalla vigna fino alla cantina, l’importanza dell’unione della famiglia in un progetto a
volte rischioso ed il più delle volte di grande soddisfazione come quello di portare avanti con il
padre e il fratello Mimmo- che AIS ricorda con grande affetto- la loro azienda, con le difficoltà
del mercato e della crisi climatica, degli aumenti dei prezzi del packaging e tutte le sfide quotidiane.
Risaliamo per vedere laluci e riemergiamo dal cuore della cantina: un grande tavolo in legno
bianco ricoperto di calici e bottiglie ci attende per brindare insieme a questa giornata altamente
formativa e stimolante, che ci invita attorno ad esso e a Carmelo e i suoi figli che ci
accompagnano fino alla fine della visita.
La nostra degustazione inizia con un brindisi a base di spumante metodo classico ExtraBrut
base Grillo e spumante metodo classico rosato Extra Brut a base di Nero d’Avola, le novità
dell’azienda Cristo di Campobello. Un perlage fine e persistente, colori luminosi e fragranti note
di crosta di pane e frutta invitano a berne un altro calice. Le note di rosa e fragole di bosco, e
crema pasticceria del Rosato Extra Brut affascinano e coinvolgono i sensi in un finale fresco e
persistente. Il momento conviviale continua con la consegna di un piatto in ceramica decorato
consegnato dal Delegato Calogero Trupia, del responsabile servizi di delegazione Luca Baglieri e dai sommelier Luigi Gangarossa, Gaia Castelli e da parte di tutta l’AIS Agrigento Caltanissetta per la
deliziosa e consueta accoglienza della famiglia Bonetta.
La nostra visita si conclude sotto il portico della cantina, dove la famiglia Bonetta ci delizia
insieme ai suoi collaboratori di un ristoro d’eccellenza, da abbinare ai vini in degustazione
rigorosamente in formato magnum: panelle fresche, olio e pane di casa, olive verdi e nere, fuatta
o fuazza- tipica pizza licatese- calda con acciughe, tuma e olio, sfingione con pomodoro, sarde e
olive realizzate con maestria dal pizzaiolo Paolo, caponata fatta in casa e tante altre
prelibatezze. Una menzione d’onore per la fuatta dolce: un pan pizza con olio e zucchero, il
dolce dei contadini, eccezionale nella sua semplicità.
In conclusione ciò che è emerso da questa visita è che vocazione, passione e determinazione
sono il quid della famiglia Bonetta e di tutta la cantina Baglio del Cristo di Campobello, che
ringraziamo per la squisita disponibilità e consueta amicizia.

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